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giovedì 31 dicembre 2009

L'Uomo solitario

La notte è solitaria, ed anche la luna che, coperta dalle nubi grigie, ignora la figura che passa silenziosamente per la strada della città. L’asfalto è bagnato, così come il lerciume che lo ricopre. Un lampione mezzo fulminato emette l’ultimo bagliore di vita nel momento in cui l’uomo vi passa sotto.
«Che sia un segno?» pensa.
Abbassa lo sguardo sul suo orologio da polso: le 3.27. Il suo orologio d’oro, falso come l’ottone, fedele compagno di una vita schiava del tempo.
«Le 3.27, ma in fondo, cosa mi importa?» Annusa timidamente la brezza che gli sfiora il viso, sente l’odore del freddo. Si stringe nel cappotto.
«Ho tutto il tempo del mondo e allo stesso tempo ho esaurito tutto quanto il tempo» gli scappa una risata debole per il gioco di parole: aveva quasi scordato quella sensazione.
Devia leggermente il suo tragitto per scansare un cassonetto che ostacola il marciapiede. Nel mentre gli torna il ricordo di un film, Blade Runner: “Io ne ho viste di cose che voi umani non potreste neanche immaginare” dice il cattivo in punto di morte a Harrison Ford “Ma tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia.”
«Ha davvero senso che finisca così?» si interroga senza rispondersi continuando il suo passo, che ora si è fatto incerto.
Arriva al cavalcavia, e lo percorre fino a metà, fermandosi lì, nel punto più in alto. Sotto di lui il buio abisso della fine. Si guarda il cappotto, sporco su una manica «Quando l’ho comprato fuori pioveva… e la cassiera aveva due splendidi occhi blu.» Si chiese perché siano riaffiorati alla mente quei pensieri proprio in quel momento senza ritorno, senza via d’uscita.
«E’ veramente questa la soluzione?»
Appoggia le braccia sul parapetto e si spinge sopra di esso in ginocchio; poi tutto tremante e traballante si alza e si mette in piedi sul muretto, unico ostacolo tra lui e i binari che scorrono sotto di esso.
Abbassa gli occhi e fissa il vuoto, che ricambia lo sguardo e allarga le braccia pronto ad accoglierlo. Fa per lanciarsi nel vuoto, per risolvere i suoi problemi, ma sussulta all’ultimo momento e si arresta in bilico tra la vita e la morte. Riguarda giù: l’oscurità lo brama, lo attende. Ma l’uomo non è più sicuro di quello che sta per fare.
«Qual è davvero la cosa giusta?» riflette, chiudendo gli occhi. Muove un piede, ma non riusciamo a cogliere il gesto che compie: se in avanti verso il baratro o se indietro verso la strada. Così mentre il tempo scorre, e l’orologio segna le 3.32, un uomo nel silenzio della notte ha scelto il proprio destino, e in pace con la sua mente, ha trovato la libertà.

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