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martedì 29 dicembre 2009

L'Ispettore

Questo è un racconto che ho scritto ieri, è un pò particolare.
Aggiornamento del 31/12/09: Ho revisionato il testo, cambiandolo e risistemandolo, spero di averlo migliorato :) Ringrazio la Livia per i consigli.

Chino sopra ad un blocco note studiava la sua parte, illuminato solo da un breve fascio di luce, mentre l’ombra conquistava il resto della stanza.
La testa sudata e rasata luccicava debolmente illuminata dal quel timido fascio di luce, mentre il viso, rivolto verso la scrivania, rimaneva scuro, rispecchiando l’umore dell’uomo. La barba grigia, corta e curata, contornava le labbra, sbiadite e piegate tristemente verso il basso. Le sopracciglia brizzolate erano inarcate dalla fronte aggrottata mentre gli occhi verdi e carichi di stanchezza scorrevano ora a destra e ora a sinistra sulla scia di parole del foglio, immersi nella lettura.
Sulla scrivania, una piccola tazza blu piena di caffè fumante giaceva ancora piena in un angolo, affiancata da un distintivo luccicante su cui si leggeva a chiare lettere “Ispettore Tom Milzetti”.
Passò così qualche ora, sfogliando attento il blocchetto, mentre di tanto in tanto si passava una mano sulla barba ispida o si asciugava il sudore dalla fronte.
Ad un certo punto però, dopo un lungo sbadiglio, abbandonò tutto sulla scrivania e andò a letto.
Si svegliò al sorgere del sole, raggomitolato nelle coperte, e dopo essersi stropicciato gli occhi, si mise in giacca e cravatta. Andò nello studio e bevve la tazza di caffè ormai freddo che si era dimenticato di bere la sera prima. Uscì di casa e salì in auto, sfrecciando fino al distretto di polizia, poi dopo aver parcheggiato la macchina nel peggiore dei modi possibili, scese noncurante e si diresse al suo ufficio.
«Buongiorno!» disse un uomo in divisa seduto nella scrivania di fianco alla sua, vedendolo entrare.
«Buongiorno.» rispose l’ispettore portandosi poi una mano alla bocca e sbadigliando.
«Allora, teso?»
«Secondo te? Sono anni che arresto malviventi, ma è la prima volta che mi fingo uno di loro!»
«Strana la vita, vero? Se avessero scelto me, ora sarei io a rischiare la vita.» attese un attimo, poi quando vide che non avrebbe ottenuto risposta, continuò «Comunque il ritrovo per l’incontro è stato fissato per le dieci. Ricordati di non portare il distintivo.» fece una pausa, poi si alzò e gli diede una pacca sulla spalla. «Dai che quando torni ti offro una birra!»
«Ci conto!» e accennò un sorriso.
Rimase un altro paio d’ore alla scrivania, in silenzio, rigirandosi nervosamente la penna tra le dita e rileggendosi il blocco note. Ad un certo punto però la calma fu rotta da una piccola suoneria. Guardò il suo orologio: le nove e mezza. Spense la sveglia.
«Devo andare» disse sbuffando «speriamo bene.»
«Buona fortuna!» lo incoraggiò il collega «Pensa che dopo ci prendiamo una birra!»
Arrivò alla sua macchina, la mise in moto e si diresse all’incontro. Il luogo era un piccolo parcheggio di periferia, completamente vuoto, circondato da una piccola staccionata di legno marcio. Le poche case nei dintorni non avevano finestre che si affacciavano sullo spiazzo. Nessuna auto e nessun testimone: avevano scelto il luogo dell’incontro molto attentamente, sapevano il fatto loro.
Non dovette attendere molto, dopo qualche minuto infatti due macchine scure arrivarono nel parcheggio, e si fermarono vicino a quella dell’ispettore. Scesero otto uomini: non sembravano armati, ma probabilmente era solo un’impressione.
Milzetti, che nel frattempo era uscito dall’auto, si avvicinò a loro. Allora uno di loro allungò la mano verso di lui. Era moro, un po’ stempiato. Saltava subito all’occhio l’ascia che aveva tatuata sul collo, così come l’orecchino d’oro.
«Piacere, Will Spencer.» si presentò l’ispettore cercando di dare una forte stretta di mano.
«Chiamami Fernando.» rispose l’altro mentre si aggiustava il cappotto «quindi… tu saresti quello dei trasporti eccezionali?»
«Il migliore.»
«Sai» iniziò allora l’altro mentre si infilava una mano nella tasca del cappotto «è strana la vita, vero?» disse infine estraendo un revolver e premendo il grilletto «Se non avessi un collega corrotto, non avresti perso la vita.»

2 commenti:

Maggie ha detto...

io lo trovo molto ben scritto...ma non l'ho capito...ihihi mi sa che bisogna svilupparlo un pochino sisi

Michael Crisafulli ha detto...

Grazie^^
Si comunque me lo avevano già fatto notare che non era chiarissimo, vedrò di aggiungere qualche riga di spiegazione.

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